Negli ultimi anni, tra gli esperti del settore atletico-sportivo, si è acceso un importante dibattito su ciò che può essere definito “infortunio“.

C’è chi sostiene che si è di fronte ad un infortunio solo quando la lesione in oggetto richieda un intervento medico, e chi invece asserisce che l’infortunio è rappresentato soltanto da quei traumi che comportino la necessità di stare ad assoluto riposo per almeno una settimana. Ma per un calciatore il cui compito è allenarsi e successivamente partecipare ad un match, è possibile semplicemente stabilire che si tratta di infortunio ogni situazione in cui a causa di una lesione, sia stata interdetta la partecipazione ad una seduta di allenamento o ad una partita.

Francesco Totti at the Olimpico stadium in Rome, Italy, 26 September 2015. ANSA/ETTORE FERRARI

Le tipologie di lesioni muscolari

Le tipologie di lesioni che possono verificarsi sul corpo di un calciatore sono svariate. Si differenziano fra loro a seconda sia della modalità con cui avvengono, sia a seconda dei danni che comportano. Esistono infatti particolari lesioni che si aggiungono a precedenti problematiche direttamente ad esse imputabili, cosiddetti problemi secondari, i quali sono classificabili come vere e proprie patologie derivate da vecchie lesioni.

Nel mondo dello sport e nello specifico in quello del calcio, una delle lesioni più frequenti è quella di tipo muscolare, tutto ciò perché il calcio è una disciplina contraddistinta da un regime di contrazione muscolare eccentrico-concentrico. La fase eccentrica di questo processo è quella più critica, fase in cui il muscolo viene forzato dal sistema nervoso a stirarsi, rendendo alto il rischio di lesioni muscolari. Va aggiunto inoltre che le cause determinanti l’insorgenza di lesioni di tipo muscolare sono molteplici, ed una delle principali rivelatasi poi essere molto frequente, è infatti rappresentata da preparazione atletica inadeguata.

Douglas Costa Hellas Verona FC vs Juventus FC 08 February 2020. ANSA/FILIPPO VENEZIA

L’allenamento ha un’importanza significativa nella prevenzione del rischio di lesione. Un calciatore sottoposto ad allenamenti specifici elaborati e strutturati in base allo sport che pratica, al suo ruolo e alle sue caratteristiche fisiche, avrà infatti maggiori guadagni fondamentali nella coordinazione intermuscolare e intramuscolare, caratteristiche chiave nel limitare al minimo il rischio di infortuni. Nei calciatori i muscoli più colpiti da lesioni sono quelli detti “bi-articolari”, ovvero muscoli che estendono la loro azione a due articolazioni, facendo in modo che il movimento di un’articolazione coinvolga anche l’altra. Quest’ultimi sono appunto: il retto femorale, i muscoli ischiocrurali (in particolare il capo lungo del bicipite femorale e il semimembranoso) ed infine tricipite surale.

La prevenzione

Essere a conoscenza di tutto ciò, porta a constatare che la preparazione stessa può diventare una prevenzione, soprattutto se non ci si orienta all’incremento della forza attraverso l’uso di macchine di muscolazione, ma ci si concentra sull’organizzazione neuronale della coordinazione motoria.

Per mettere in atto un programma di prevenzione ottimale bisogna tenere a mente che l’essere umano è un’unità funzionale. Ad esempio, nell’esercitazioni della forza esplosiva degli arti inferiori, è bene che gli esercizi di forza non siano analitici, ma funzionali, è fondamentale porsi come obiettivo non tanto lo sviluppo massimo del singolo muscolo, ma ottenere una buona coordinazione fra tutte le strutture che insieme realizzano l’attività motoria.

Il focus deve essere orientato alla qualità del movimento.

Considerazioni finali

Considerando dunque che la maggior parte degli infortuni avviene senza contatto, è necessario (al fine di ridurne il rischio di lesioni muscolari), che i muscoli siano preparati per attivarsi al momento giusto, sopportando frequenti cambi di direzione e di accelerazione. In questo caso, può entrare in gioco un tipologia di allenamento chiamato “propriocettivo”, solitamente rilegato all’ambito riabilitativo, ma in realtà in grado di svolgere anche una funzione preventiva. Allenando infatti la capacità di acquistare e riacquistare l’equilibrio mettendo in atto una serie di adattamenti, si ottiene una risposta migliore e anticipata agli stimoli di qualsiasi origine che potrebbero verificarsi durante una partita, ma anche un aumento del picco di forza, a patto che la seduta sia svolta con stimoli variabili e con progressione del carico.

Approfondimenti ulteriori sulla tematica:

/2020/07/il-meccanismo-lesivo-degli-hamstring/

/2020/06/gli-infortuni-agli-hamstring-e-limportanza-della-prevenzione/

/2020/05/lintensita-gli-infortuni-e-le-strategie-preventive-nel-calcio-moderno/

Bibliografia:

Come le neuroscienze danno una mano a insegnare a giocare con i piedi, Calzetti e Mariucci, R.Capanna

Lo sviluppo della forza coordinativa nel gioco del calcio, Calzetti e Mariucci, R. Capanna

L’allenamento fisico nel calcio, concetti e principi metodologici, Edizione Corriere, F. Ferretti

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Mattia Terenzoni