“La coordinazione è la capacità di organizzare la controllabilità della motricità.”
Nikolaj Aleksandrovic Bernshtejn, La coordinazione e la regolazione del movimenti, 1935.
La coordinazione motoria non è già presente nel nostro sistema nervoso, ma è una forma di attività nervosa che si sviluppa attraverso la costante ripetizione di un esercizio e nello stesso tempo con l’esperienza acquisita. Il fatto che non sia insita nell’uomo, fa si che quando un individuo persegue un obiettivo motorio, debba far fronte ad una notevole difficoltà, considerata la grande libertà articolare di cui si è dotati.
Gli stadi di liberazione articolare
Gli stadi di liberazione dei gradi articolari sono tre.
Nello stadio iniziale si inizia ad imparare il movimento, ed è in questa fase infatti che per produrre anche solo un minimo di coordinazione, il sistema nervoso riduce i gradi di libertà per limitare la sua azione di controllo. In questo modo rende il corpo dell’atleta rigido ed in tensione, e mentre quest’ultimo procede con l’esercizio (dunque con il processo di apprendimento), il sistema nervoso acquisisce, di pari passo, la facoltà di controllare più gradi di libertà. La sua azione viene limitata e l’atleta sarà quindi meno rigido. In questo modo a diminuire, sono anche la fatica e il dispendio energetico, qualità invece richieste nel caso in cui il sistema nervoso comporti rigidità.
Il primo stadio è quello in cui avviene una diminuzione della rigidità, quello in cui il cervello non elimina in anticipo i gradi di libertà. Mentre nel secondo e nell’ultimo stadio (il più elevato stadio di apprendimento), il livello di coordinazione raggiunto, consente all’organismo di costruire i suoi movimenti. Tutte le forze elastiche espresse dal corpo, esercitano un flusso in senso positivo, e dunque si può affermare che l’ultimo stadio coincide con quella che è meglio definita come “scioltezza del movimento”.
L’importanza della coordinazione nel calcio
La coordinazione è legata ad una serie di fattori, primo fra tutti è sicuramente la precisione. Si parla spesso di precisione di movimenti influente o meno sul risultato finale, ma ad esempio, la precisione nell’eseguire un gesto motorio, non è correlata direttamente alla sua buona riuscita. Il giocatore infatti deve raggiungere un risultato a prescindere da quanto sia svolto correttamente il gesto.
Un secondo fattore è il tempo, ma anche la sua correlazione con la velocità e l’accuratezza; se aumenta la richiesta di accuratezza, diminuisce di conseguenza la velocità di esecuzione del movimento. L’aspetto legato al tempo, è ricondotto dunque alla pressione temporale, la quale ha un effetto diretto sul modo in cui il giocatore prenda delle decisioni. Nel calcio infatti, la situazione in cui l’atleta debba tenere conto non soltanto del suo comportamento ma anche di quello di un compagno o di un avversario, fa si che lo stesso aumenti il numero di decisioni da dover prendere in un determinato periodo di tempo. Di conseguenza ad una elevata pressione temporale, corrisponde una minore coordinazione dei gesti che vengono effettuati.
Il terzo fattore è dato dalla complessità e dall’organizzazione del movimento. In una situazione di equilibrio instabile (situazione abbastanza frequente nel calcio) la difficoltà coordinativa aumenta, perché contemporaneamente si ha un aumento dei gradi di libertà, causati da movimenti eseguiti in sequenza.
Il quarto fattore è rappresentato dall’ambiente esterno e dalle sue varianti, le stesse con cui l’atleta deve confrontarsi continuamente. Il calciatore si trova a giocare in un ambiente in continuo mutamento, e la sua coordinazione deve adattarsi a molteplici sollecitazioni ambientali.
Il quinto fattore è il carico di allenamento, e dunque la quantità e l’intensità del lavoro svolto. La qualità della coordinazione motoria oltre ad essere influenzata da questi due elementi, è influenzata anche in modo significativo, dalla stanchezza fisica che deriva dal lavoro svolto in precedenza e dalla richiesta di resistenza fisica.
Coordinazione generica o specifica?
Come descritto in precedenza, i fattori che influenzano la coordinazione, sono utili per programmare una seduta di allenamento in grado di allenare la coordinazione degli atleti, facendo loro affrontare ciò che realmente accadrà in partita. Una volta stabilita l’importanza dell’allenamento coordinativo, resta da chiedersi se quest’ultimo debba essere generico o specifico. Tutto ciò dipende da chi sono i destinatari dell’allenamento.
Se ad esempio l’allenamento è rivolto a giovani calciatori al primo approccio con un’attività motoria, la coordinazione va sviluppata in senso generale. Mentre se invece di fronte si hanno giocatori evoluti, è necessario un allenamento coordinativo specifico, volto a sviluppare ed ad incrementare le capacità tecniche in grado di soddisfare le esigenze coordinative del calcio, rendendo i giocatori in grado di effettuare movimenti efficaci e corretti, rispettando nello stesso tempo i canoni spazio-temporali. In sostanza, nel calcio la coordinazione è rilevante non in senso assoluto, ma lo è quando consente al giocatore di eseguire un gesto che va a buon fine. Si tratta dunque di una coordinazione specifica che non riguarda solo il movimento, ma il risultato previsto e quello effettivamente raggiunto.
Bibliografia:
Allenare oggi, Le quattro regole d’oro, Calzetti e Mariucci editore, R. Capanna
Credit image: juventus.com
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