L’utilità dei neuroni specchio nel calcio moderno

Nella corteccia pre-motoria e parietale posteriore, sono collocati quei neuroni definiti “a specchio”, che si attivano quando un soggetto compie un’azione motoria o quando costui osserva un altro individuo compierla. Ciò permette di riuscire a prevedere quello che gli altri stanno per fare e di dare un significato a ciò che si vede, in sostanza consente di capire le intenzioni. Si tratta dunque di neuroni del tutto peculiari, che oltre a codificare l’azione compiuta e quindi di immaginare tutta la sequenza di atti motori che compongono il gesto, ci rendono in grado di immaginare e visualizzare la finalità di atti motori compiuti da altre persone. Di visualizzare i gesti che essi stanno per compiere e di percepirne lo stato d’animo.
Il funzionamento dei neuroni specchio è così articolato; quest’ultimi inviano i loro segnali elettrochimici a neuroni dell’area motoria primaria, dai quali partono stimoli in questo caso diretti ai muscoli. 

Ma in che modo i neuroni specchio giocano un ruolo importante nel calcio?

La funzione predittiva dei neuroni specchio è fondamentale nel gioco del calcio, basti pensare ad esempio ad un difensore che è capace di leggere il contesto che si crea fra lui, l’avversario ed il proprio posizionamento. Egli infatti riesce ad intervenire in anticipo, avendo avuto la capacità di immaginare preventivamente la traiettoria della palla.
Di conseguenza allenare i neuroni specchio, si rivela essere molto utile in fase difensiva e in situazioni dove il difensore deve coprire correttamente gli spazi.
Nella fase di transizione, ovvero la fase intermedia legata al possesso o al mancato possesso della palla, l’allenamento dei neuroni specchio è utile per indurre l’atleta a giocare senza pause, ad aumentare il suo livello di attenzione e la sua intuizione. Nella fase offensiva invece, l’elemento predittivo è legato all’empatia con i compagni di squadra, dove l’obiettivo principale è quello di conoscerne in anticipo i movimenti e condividere con loro un particolare linguaggio, che diventa complementare alla tattica offensiva stessa.

Il neuroni specchio si attivano (come già sottolineato in precedenza) quando si compie o si osserva un altro individuo compiere un’azione motoria. Tutto ciò però è realizzabile solamente se si tratta di un’azione precedentemente assimilata, e dunque l’esperienza sul campo è la chiave per perfezionare le collaborazioni tattiche e la comprensione delle intenzioni dell’avversario.

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L’allenamento dei neuroni specchio

Il processo dei neuroni specchio si attiva solamente di fronte ad un’azione finalizzata e quindi con esercitazioni specifiche con e senza palla, e non davanti ad azioni generiche. Il ricreare la medesima organizzazione spaziale e le stesse problematiche tecnico-tattiche riscontrabili in partita, è la chiave per permettere l’attivazione di neuroni, essi infatti sono in grado di prevedere specifiche azioni e tempi di attivazione. I neuroni specchio si attivano non soltanto nell’osservare azioni transitive rivolte ad oggetti o persone, ma anche attraverso azioni intransitive (ovvero azioni mimate). Un allenatore deve quindi spingere il giocatore non solo ad effettuare azioni che comportino un rapporto diretto con la palla o con una persona, ma anche azioni “immaginarie”, in cui il giocatore deve immedesimarsi in situazioni di gioco potenziali.
Il sistema specchio configura dunque l’intera azione e permette di riconoscere l’intenzione, senza attingere da un’interpretazione personale, ma ricorrendo alle esperienze dovute al proprio apprendimento motorio. Nell’allenamento di questo tipo di neuroni, di fondamentale importanza è lo spazio regolamentare. Quest’ultimo infatti, è in grado di scaturire nei giocatori la capacità di ipotizzare anche giocate alternative, non prevedibili dagli avversari, oltre a riuscire a sviluppare un’esperienza pratica adeguata al giocatore stesso.

Conclusioni

L’essere consapevoli dell’esistenza e del funzionamento di questi neuroni rende i calciatori più pronti, e se opportunamente preparati, a migliorare la loro prestazione in campo. La perfetta preparazione permette al giocatore di aumentare il livello di attenzione, di concentrazione e di capacità di reazione. Tutto ciò inoltre, consente di creare maggiori opportunità di gioco, ma anche di prevedere le mosse dell’avversario e di conseguenza rispondervi prontamente. Consente di sorprendere l’avversario e di eludere la sua capacità di lettura anticipata dell’azione.

Un altro dei vantaggi relativo alla conoscenza del funzionamento dei neuroni specchio, è l’apprendimento attraverso l’imitazione, che se prontamente stimolato, è in grado di realizzare un notevole salto di qualità nel calciatore. Si può dunque affermare che le neuro-scienze (ed in particolare i neuroni specchio), quando applicate al calcio, si rivelano delle carte vincenti solo se trovano nell’allenatore una figura disposta a creare situazioni tali da incentivarne quelle che sono le loro prerogative.

Bibliografia: 

Come la neuroscienza danno una mano a insegnare a giocare con i piedi, Calzetti e Mariucci editore, R. Capanna.

Le neuroscienze nel calcio moderno, blonk, A.Caroli

Credit image: https://realmadrid.com

Mattia Terenzoni