Nel XXI secolo il calcio, sta scoprendo numerose novità, dall’utilizzo della tecnologia (clicca qui per articolo di approfondimento) sempre più presente sui campi di calcio, fino al crescente impatto del calcio femminile, vicino ormai ad acquisire lo status professionistico. Possiamo dunque definire questa nostra “era”, come l’epoca del calcio universale, soprattutto in relazione alla parità di genere. Oggi infatti il calcio femminile sta ottenendo una sempre maggiore rilevanza sia in termini di visibilità sia in termini economici.
Fino a 30/35 anni fa infatti, tutto ciò era praticamente impensabile. Il calcio era inteso (O forse è cosí anche oggi) come “uno sport non per signorine”, definizione a dir poco sconveniente, che probabilmente ne ha anche ostacolato la crescita del movimento.
Cenni storici del calcio femminile
La nascita del calcio femminile risale all’epoca della prima guerra mondiale, in Inghilterra, con la squadra delle “Dick, Kerr’s Ladies” che a partire dal XX secolo hanno dato vita a questo movimento. La prima formazione di quella squadra restò in vita per 48 anni e terminò la propria attività nel 1965, disputando 828 partite, vincendone 758, pareggiandone 46 e perdendone solamente 24, segnando 3500 gol.
Analizzando il tutto dal punto di vista temporale, si può meglio spiegare la grande differenza tra il calcio maschile e quello femminile, basti pensare infatti che la prima Coppa del Mondo maschile è stata disputata nel 1930, e quella femminile solamente nel 1991, ed a conferma di tutto ciò infatti, il calcio il maschile diventa sport olimpico nel 1900, mentre quello femminile entra a far parte del mondo a cinque cerchi solo nel 1996.
Il boom americano
L’ascesa del calcio femminile si deve però all’intreccio tra una serie di nazioni storicamente ai margini del calcio mondiale, ed alla grande dedizione al lavoro di grandissime donne e dirigenti. Impegno che prima porta all’esordio sulla grande scena mondiale ai giochi di Atlanta del 1996, e dopo a comparire in un documento della Fifa con lo slogan “The future of Football is feminine”, slogan che diventerà il cavallo di battaglia di Joseph Blatter nella cavalcata che lo porterà a capo della Fifa.
Il boom Americano però si manifesta nell’estate del 1999 con la terza edizione della Coppa del Mondo, dove a trionfare saranno gli Stati Uniti in finale contro la Cina davanti a 90mila spettatori a Pasadena in California. Quella vittoria fu così importante per il popolo americano, che quelle ragazze per tutti diventarono le “99ers”.
Proprio a Pasadena in uno stadio prettamente destinato al football americano, ebbe dunque inizio la trasformazione globale del trend calcistico, che diede luogo ad un epoca sparti acque e che lanciò in orbita il movimento calcistico femminile.
Il calcio femminile in Italia
In Italia il movimento calcistico femminile mosse i primi passi nel 1930 quando a Milano venne fondato il “Gruppo Femminile Calcistico” formato da un gruppo di donne costrette a giocare indossando una sottana, a differenza di quelle inglesi che scendevano in campo con lunghe gonne e corsetti.
Per il calcio femminile italiano, l’anno zero risale al 1968 quando nacque la “FICF” ossia la Federazione Italiana Calcio Femminile. Nel 1970 però molte società abbandonarono la FICF e diedero vita alla Federazione italiana femminile giuoco calcio, la “FIFGC”. Questa neo federazione era molto ben organizzata rispetto alla Ficf e si cominciò a discutere di un campionato di Serie A con 14 squadre partecipanti e di una Serie B con 24 squadre partecipanti divise in 4 gironi.
La grande novità fu però rappresentata dall’introduzione delle visite mediche di idoneità fisica sportiva, a cui tutt’ora sono sottoposte le giocatrici. Quest’ultima novità insieme ad una serie di rivoluzioni organizzative portarono nel 1986, il calcio femminile ad essere inglobato nella Federazione Italiana Giuoco Calcio, la “FIGC”.
Dopo l’ingresso in Figc, il calcio femminile subisce un’altra rivoluzione costituzionale. Nel 1997 i presidenti delle società di A e B eleggono per la prima volta il presidente della Divisione Calcio Femminile: Natalina Ceraso Levati, con la conseguente costituzione di campionati di serie A (16 squadre), serie B e Supercoppa italiana.
Viene successivamente istituito il torneo Under 14 per le rappresentative regionali con atlete partecipanti ai tornei pulcini ed esordienti, allo scopo di incrementare il numero delle praticanti.
Nel 2015 la Figc approva un piano per la crescita e lo sviluppo del calcio femminile italiano per cercare di colmare il gap nel confronto internazionale.
In primis fu introdotto l’obbligo per le società maschili professionistiche di serie A e di B di avere un settore giovanile femminile, a partire dal tesseramento annuale di 20 giovanissime calciatrici under12 da ripetersi ogni anno fino alla stagione 2019-2020 per avere completo l’intero settore giovanile. Nel 2018 verrà esteso l’obbligo anche alle società di Lega Pro. L’obiettivo principale del prossimo futuro sarà quello di costruire un nuovo percorso di opportunità per le calciatrici italiane, affinchè possano porre l’attenzione sulle squadre nazionali.
Il calcio femminile rappresenta una bella rivoluzione in ambito sportivo, sociale e culturale. A mio modo di vedere infatti sia l’aspetto sociale che quello culturale sono sicuramente i più importanti, perché insieme permettono l’abbattimento delle barriere e degli ostacoli alle capacità femminili. L’aspetto sportivo è senza dubbio determinante perché si passa dalla quasi inesistenza del movimento femminile, all’attuale realtà capace di attirare sempre più praticanti, pubblico, visibilità e investimenti.
Ad oggi è considerato uno degli sport con i tassi di crescita più interessanti nel mondo, ed è probabilmente destinato a diventare lo sport più praticato da bambine e ragazze. Esistono però i tanti pregiudizi che ostacolano la diffusione della pratica sportiva, soprattutto in quelle nazioni dove è considerato ancora uno sport “da maschi” con una sostenibilità economica tutta da consolidare.
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