Si avvicina l’apertura invernale del calciomercato, il periodo della stagione sportiva in cui i calciatori possono cambiare squadra, e sui media, social ed organi di stampa si fa spesso riferimento alla figura del procuratore sportivo. I più famosi (ed anche tra i più facoltosi) sono sicuramente i procuratori sportivi dei calciatori; si pensi infatti a Mino Raiola, Jorge Mendes, Andrea D’Amico o Federico Pastorello.

Ciò che non è noto ai più, è il fatto che il procuratore sportivo costituisce una figura professionale che lavora non solo nel mondo del calcio e soprattutto non solo durante i periodi in cui gli atleti possono cambiare “casacca”, essi infatti sono dei veri e propri manager che curano a 360° gli interessi dei propri assistiti.

L’attività del procuratore sportivo

Per meglio comprendere la figura del procuratore sportivo è necessario prendere le mosse dalla definizione: è procuratore (o agente) sportivo il soggetto che, in forza di un incarico redatto in forma scritta, mette in relazione due o più soggetti (l’atleta assistito e la controparte) ai fini della conclusione, della risoluzione o del rinnovo di un contratto di prestazione sportiva di natura professionistica, della conclusione di un contratto di trasferimento di una prestazione professionistica o del tesseramento presso una federazione sportiva professionistica nazionale. 

Il procuratore sportivo, nella sua ordinaria e abituale attività, svolge i servizi di assistenza e rappresentanza:

  • a favore di una società sportiva
  • nei confronti sia di una società sportiva che di un atleta, finalizzati alla conclusione o risoluzione di un contratto di prestazione sportiva tra un atleta e una società sportiva
  • a favore delle società sportive e di un atleta, finalizzati alla conclusione di un trasferimento di un atleta tra due società sportive. 

L’attività del procuratore sportivo però non si risolve in un semplice “contrattificio”: infatti oltre a gestire i contratti degli atleti, cura spesso anche le loro relazioni pubbliche e ne gestisce tutti gli aspetti finanziari, come ad esempio il pagamento delle tasse. 

L’evoluzione del mondo dello sport e della figura del procuratore sportivo

L’evoluzione del mondo dello sport e dei rapporti economici ad esso sottesi, impongono con forza l’adeguamento del ruolo dell’agente a regole manageriali ed a principi di competenza e trasparenza. 

Così, l’assistenza “a tutto campo” dell’atleta, richiede conoscenze giuridiche, cognizioni di marketing e sponsorizzazioni, sfruttamento dei diritti di immagine, capacità organizzative e di relazione con i mezzi di informazione, con regole sempre più complesse e articolate rispetto al recente passato. 

Si pensi che in alcune realtà, come ad esempio quelle del calcio sudamericano, i procuratori sportivi non si limitato solamente a gestire gli affari dei propri assistiti, ma possiedono vere e proprie holding che acquistano percentuali dei loro cartellini diventandone di fatto proprietari dei diritti economici. Le holding di questo tipo, attraverso attività di “scouting” ben mirate, scoprono giovani talenti, ne divengono proprietari del cartellino e qualora l’atleta si trasferisce da una società calcistica ad un’altra, essi ne rimangono proprietari per una percentuale, salvo poterla definitivamente cederla alle società sportive interessate, con rilevanti impatti positivi soprattutto dal punto di vista finanziario.

Come diventare procuratore sportivo

Fino al 31 Marzo 2015 per accedere alla professione di procuratore sportivo, era necessario sostenere un esame abilitativo.

In seguito a questa data, e dunque dal 1° Aprile 2015, si è assistito alla liberalizzazione di questa professione. Per iniziare ad esercitare infatti, era sufficiente l’iscrizione al Registro degli Agenti Sportivi di ciascuna federazione sportiva, previo pagamento di euro 500,00.

Nel 2018 invece, l’accesso alla professione di procuratore sportivo cambia nuovamente con la Legge di Bilancio, la quale reintroduce l’esame di abilitazione che era stato eliminato dalla FIFA nel 2015. La stessa legge prevede infatti la gestione dell’esame e della tenuta del Registro Nazionale degli Agenti Sportivi o Albo dei Procuratori Sportivi, istituito con il D.P.C.M. del 23 Marzo 2018 attuativo del comma 373 della Legge n. 205/2017 (Legge di Stabilità 2018) a cura del C.O.N.I.

Per accedere all’esame abilitativo è necessario avere la cittadinanza italiana o di uno Stato dell’U.E., godere dei diritti civili, non aver riportato condanne per reati dolosi nell’ultimo quinquennio, ed avere il possesso del titolo di studio di scuola superiore di secondo grado.

Al superamento dell’esame abilitativo costituito da due sessioni, di cui la prima denominata “Prova Generale” (riguardante la conoscenza del diritto dello sport, degli istituti fondamentali di diritto amministrativo e privato) e la seconda “Prova Speciale” (redazione di un saggio o in un esame orale riguardo la normativa federale sui tesseramenti), l’interessato deve chiedere alla federazione sportiva, presso la quale ha svolto la prova speciale, di essere iscritto al Registro Federale degli Agenti Sportivi. 

Infine il C.O.N.I. rilascia il tesserino che comprende la o le discipline federali nel cui ambito l’agente sportivo è chiamato ad operare.

Una esenzione al superamento dell’esame abilitativo ai fini dell’iscrizione nel Registro Nazionale degli Agenti Sportivi, è costituita dal possesso del titolo di avvocato. Gli avvocati potranno richiedere di essere iscritti al Registro Nazionale in argomento, senza il sostenimento dell’esame abilitativo ed di operare quali procuratori sportivi.

Quanto guadagna un procuratore sportivo

Partiamo col dire che i guadagni maggiormente rilevanti dei procuratori sportivi derivano dalle intermediazioni per le compravendite, e solo in minima parte dai servizi resi agli atleti in fase di sottoscrizione o rinnovo di un contratto. Il compenso del procuratore sportivo è di norma però pattuito tra le parti.

Un approfondimento sul compenso del procuratore sportivo seguirà con le prossime pubblicazioni del blog.

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